Pandemia: Impatti positivi e negativi sul sonno

20 Aprile 2021 | Notizie

Pandemia: Impatti positivi e negativi sul sonno

Interview - Dr. Jose Haba-Rubio

Lo stress e l'ansia vissuti durante la pandemia hanno e continueranno ad avere numerose ripercussioni sulla nostra salute mentale. Il sonno per alcuni, a causa dello stress psicologico che causa l'insonnia, è stato fortemente compromesso. Per altri, il confinamento è stato invece l'occasione per riconnettersi con il proprio orologio biologico

l'Ufficio federale di statistica ha pubblicato i dati sullo stato di salute e sui disturbi fisici legati al sonno degli svizzeri. Si è appreso, ad esempio, che il 22,9% della popolazione soffriva di disturbi del sonno “moderati” mentre il 6,3% soffriva di una vera e propria patologia . Che dire quindi in tempi di pandemia, quando si può presumere che i fattori di stress psicologici e le loro ripercussioni sul sonno siano più numerosi e coinvolgano l'intera popolazione? Cosa vediamo nelle cliniche del sonno? Incontriamo il dottor José Haba-Rubio, neurologo, co-direttore medico del centro del sonno Florimont. Specialista in disturbi del sonno e docente e ricercatore clinico presso la Facoltà di Biologia e Medicina di Losanna; è anche medico registrato presso il centro di indagine e ricerca sul sonno CHUV.

Portrait José Huba-Rubio

 

Le consultazioni sono aumentate a causa della pandemia?

José Haba-Rubio: Dobbiamo innanzitutto dire che, anche al di fuori del contesto pandemico, le consultazioni per i disturbi del sonno sono estremamente frequenti. Si ritiene infatti che circa un terzo della popolazione adulta in generale dorma male. Questa cifra è stata confermata nel nostro ultimo importante studio "HypnoLaus" sul sonno, condotto a Losanna. Sebbene non abbiamo dovuto affrontare un drammatico aumento del numero di visite dall'inizio del confinamento, i nostri pazienti ci riferiscono in consultazione che soffrono maggiormente di ansia. Sono preoccupati ad esempio per le ripercussioni della crisi sanitaria sul loro lavoro. Tutte queste incertezze, ovviamente, non contribuiscono a migliorare la qualità del sonno.

In che modo queste preoccupazioni influenzano il sonno?

J-HR: Queste preoccupazioni aumentano concretamente il rischio di insonnia. Il sonno è un fenomeno molto complesso. Ci sono molte cose che accadono nel nostro cervello per far si che ci si possa addormentare. Inoltre, ci sono molteplici fattori che possono influire, perché praticamente qualsiasi cosa può incidere sulla qualità del sonno. La qualità del materasso - ovviamente - ma anche la presenza di rumore o di luce. In mezzo a tutto questo, i fattori psicologici giocano un ruolo estremamente importante.

Il fragile equilibrio tra "veglia" e "sonno" è messo a dura prova?

J-HR: Sì, perché il flusso di informazioni che inducono ansia provoca uno stato di ipereccitazione. L'equilibrio tra lo stato di "veglia" e lo stato di "sonno" è molto sottile e molto fragile. Quando tutto va bene, il passaggio dall'uno all'altro avviene naturalmente. Durante la fase di "veglia" è questo sistema che inibisce e rallenta il sonno. Una volta addormentato, è il sistema "sonno" che entra in azione e inibisce e rallenta la veglia. Poiché questo sistema è facilmente attivabile, quando abbiamo delle preoccupazioni, sviluppiamo ciò che viene chiamata ipereccitazione. L'equilibrio tra veglia e sonno è molto delicato e la veglia tende facilmente a prendere il sopravvento sul sonno rendendo più difficile per l'individuo addormentarsi. Diventa quindi necessario accumulare un grande fabbisogno di sonno per far si che la bilancia possa inclinarsi nella direzione del sonno. Ma anche a questo punto, quando il sonno è iniziato, il sistema di eccitazione è ancora molto attivo. Quindi anche solo il minimo rumore è sufficiente per essere di nuovo completamente svegli e il cervello ricominci a elaborare ruminazioni, preoccupazioni e pensieri negativi. Ecco come si sviluppa l'insonnia.

Ma, secondo lei, il confinamento ha reso possibile ritrovare un ritmo biologico più naturale …

J-HR: È proprio così: il confinamento ha permesso ad alcuni pazienti con disturbi del sonno di tornare al loro ritmo biologico naturale. Meno “pressati”, hanno potuto recuperare così un sonno migliore. Questo ci porta anche a riflettere sulle responsabilità della società, che impone ritmi identici per tutti, quando sappiamo che, per alcune persone, questi ritmi non sono per nulla adatti. Così, anche il semplice fatto di poter optare per orari più flessibili, ha permesso loro di ritrovare il loro ritmo naturale.

La pandemia ha rivelato qualcosa di nuovo sul sonno?

J-HR: Solo pochi mesi di pandemia non danno una prospettiva sufficiente per vedere il suo reale impatto sul sonno. Ciò che stiamo osservando ci conferma ciò che già sapevamo sulla fisiologia del sonno, ovvero i meccanismi che controllano il sonno e i fattori di stress in grado di comprometterlo.

E' vero che il nostro sistema immunitario è più efficiente quando dormiamo bene?

J-HR: Certo, il suo ruolo è già stato stabilito da tempo, anche se non ne conosciamo esattamente il meccanismo ... Anche per i ricercatori, il sonno rimane un grande mistero! Non sappiamo esattamente perché dormiamo. Alcune ricerche negli ultimi anni hanno formulato alcune ipotesi sulle funzioni essenziali del sonno. Una di questi in particolare riguardava la regolazione e la stimolazione del sistema immunitario. Durante una campagna di vaccinazione contro l'epatite A è stato condotto uno studio su due gruppi di persone. Il primo gruppo poteva dormire come al solito dopo la vaccinazione, mentre al secondo gruppo è stato impedito di dormire la notte dopo il vaccino. È stato osservato che il secondo gruppo ha sviluppato significativamente meno anticorpi rispetto al primo gruppo che aveva potuto dormire. Quindi succede qualcosa durante il sonno - non sappiamo esattamente cosa - che aiuta a rafforzare il sistema immunitario. Anche un altro studio lo ha dimostrato, somministrando poche gocce di rhinovirus a persone che dormivano bene e a persone che presentavano difficoltà a dormire. Il secondo gruppo ha sviluppato la malattia con frequenza maggiore rispetto al primo gruppo. A questo si aggiunge - ma qui l'osservazione è ancora più generale e facile - che quando siamo malati e abbiamo la febbre, ci sentiamo molto stanchi e abbiamo bisogno di dormire. Il nostro corpo produce sostanze pro-infiammatorie che ci rendono assonnati, che è probabilmente il modo più efficace per combattere le infezioni. Un buon sonno quindi migliora nettamente le nostre difese immunitarie. 

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